Lo Storytelling non è morto.
L'imprenditore, da eroe a guida.
By Storybook
Qualche giorno fa, leggevo un articolo del Sole24ore sulla fine dello storytelling.
Il titolo, apparentemente allarmista “Lo storytelling è morto, viva le storie che fanno immedesimare chi le ascolta” in realtà si riferisce a una tendenza nuova, un’impostazione meno tradizionale nella comunicazione che consente alle aziende, oggi, di recuperare un’identità valida ed efficace davanti ai clienti.
Rispetto a quello che molti fanno ancora oggi nella comunicazione, dove l’azienda è raccontata come l’eroe, è necessario il passaggio in cui l’azienda e l’imprenditore sono la guida. Quindi il passaggio dalla celebrazione dell’ego dell’azienda (fine a sé stessa e controproducente per l’autorevolezza dell’azienda stessa) a una comunicazione dove l’azienda aiuta il potenziale cliente, e, attraverso lo storytelling, conquista fiducia diventando una guida autorevole.
Storytelling, non significa inventare storie, ma raccontare un imprenditore o un’azienda in modo onesto e sincero comunicando benefici e vantaggi concreti per il cliente del proprio modo di lavorare e della propria visione aziendale.
Secondo il Sole24ore, rispetto alla tendenza generale delle aziende, l’imprenditore dovrebbe svestire i panni dell’eroe per indossare quelli del mentore, la guida che riesce a trasmettere in maniera realistica i suoi valori con un racconto meno fantasmagorico e più calato in una realtà difficile, che non sempre riesce a portare al successo con un super potere.
È la morte dell’imprenditore supereroe.
Come un attore che, non scendendo a patti con l’età che avanza, ricorre a trattamenti estetici talmente vistosi da rendere ancora più palese la sua condizione, così sono le aziende che non comprendono, al fondo, che l’unico modo per recuperare un’identità valida ed efficace è svestendo i panni dell’eroe per indossare quelli del mentore.
Mentore è l’amico fedele che nell’Odissea accompagnava Telemaco, figlio d’Ulisse, alla ricerca del padre perduto. Il mentore è quindi la guida sicura che sa consigliarci, indicarci la strada, aiutarci quando abbiamo bisogno.
Al cliente oggi, per avvicinarsi a un servizio o a un prodotto, serve fidarsi di ciò che sta acquistando, affidandosi e credendoci perché si sente coinvolto dai valori che l’azienda trasmette. Non perché quell’azienda prometta l’impossibile o abbia la bacchetta magica.
La credibilità di un brand si crea attraverso la storia, ma c’è la necessità di creare uno storytelling credibile, autentico e trasparente. Le storie che riescono a far immedesimare il pubblico, permettendo loro di vedere sé stessi o i loro valori rappresentati nelle narrazioni, sono quelle che risuonano di più e lasciano un’impressione duratura.
Bisogna sentirsi coinvolti per potersi fino in fondo immedesimare e quindi affidare.
Le aziende e i lettori devono essere disposti ad adattarsi a questa evoluzione, abbandonando il concetto tradizionale di storytelling e abbracciando un approccio più dinamico e coinvolgente.
Ma come fa un imprenditore a svestire i panni dell’eroe e indossare quelli della guida (o mentore), quando deve parlare di sé e dei propri successi?
Sicuramente le sfumature di stile, la tecnica narrativa e la struttura della trama sono importanti.
Ciò che però cattura il cuore e l’anima dei lettori è il “cosa” si scrive, prima ancora che il “come” si scrive. La linfa vitale di una storia è il contenuto in cui il protagonista (l’azienda) si svela a 360 gradi facendosi conoscere, raccontando quei momenti della sua vita che facciano comprendere la sua idea vincente e come ha fatto a trovarla. Significa, quindi, parlare dei successi, sì, ma senza inutile autocelebrazione; quello che interessa, al potenziale cliente, è soprattutto cosa ha fatto l’imprenditore per migliorarsi, come ha superato le inevitabili difficoltà, cosa ha di diverso rispetto ai competitor.
Scavando profondamente nelle emozioni umane, nelle esperienze condivise e nei temi universali si toccano le corde dell’immedesimazione. Dando voce alle verità nascoste, alle lotte quotidiane, alle sfide vinte e come si sono superate, vengono fuori quegli aspetti comuni, le debolezze che sono presenti in ciascuno di noi e che ci differenziano in base alla capacità di cambiare e mettersi in gioco.
Uno degli strumenti più efficaci per ispirare e fare immedesimare gli altri attraverso lo storytelling è il libro. È uno degli strumenti di marketing più efficaci per aumentare la propria autorevolezza e differenziarsi rispetto alla concorrenza.
Il libro NON deve essere però
Un muro di parole
Un’autobiografia autocelebrativa
Essere scritto con l’unico intento di solleticare l’ego dell’imprenditore (sarebbe fine a sé stesso)
Un manuale tecnico che insegna qualcosa
Il libro deve comunicare ai lettori in modo fruibile ed efficace
I valori della persona/imprenditore
La sua visione aziendale
Ispirare attraverso il proprio percorso
Deve diventare una guida per chi legge
Solo così un imprenditore diventa autorevole.
È per questo che, quando iniziamo un nuovo myStorybook, la prima domanda che facciamo ai nostri clienti è: chiediti cosa vuoi davvero comunicare ai tuoi lettori, quali emozioni vuoi suscitare in loro e quali verità universali vuoi condividere. Perché alla fine, è il “cosa” di una storia che lascia un’impronta duratura nella mente e nel cuore di chi la legge.
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